Mai+ Milano Ovest
L’ATTO DI RISIGNIFICARE
Mentre sfogli questo catalogo e da oltre 75 anni è in corso il genocidio del popolo Palestinese per mano del governo sionista Isreliano, sostenuto dai cosidetti paesi democratici dell’occidente. Anche mentre leggi queste pagine, ricordalo.
F. De Isabella
MAI+ è un momento di contemplazione, una collezione permanente nella città, un’invenzione, un’interpretazione della realtà, un invito ad allenare immaginari possibili. Un pretesto per riappropriarsi del potere dello sguardo, dell’ascolto e dell’esposizione. Che cosa significa creare un’opera d’arte senza toccare la materia ma usando unicamente i sensi e l’esperienza? MAI+ si occupa di trovare negli spazi della città segni e composizioni casuali, che, una volta nominate, acquisiscono un potenziale valore.
Non c’è un solo modo per attraversare MAI+, ma di sicuro c’è un invito preciso a muoversi nella città e a creare o assecondare immaginari diversi da quelli che più fortemente la dominano. Mi viene da pensare che possa esserci una distanza non troppo grande tra l’approccio del pubblico e quello di chi crea (chi crea cosa?), perché questo ha molti aspetti potenzialmente comuni ad entrambe: il movimento dei corpi in ricerca delle opere nei quartieri e l’incontro con i territori, la scoperta e il riconoscimento, l’impatto, la percezione, la possibilità sempre aperta di una scrittura personale o collettiva.
Ad ognuna di queste creazioni involontarie è dedicata una targa che include dettagli tecnici e una narrazione specifica, ricalcando le forme di una classica didascalia museale. Questo formato diventa un espediente per legittimare pubblicamente l’opera e per mettere al centro la percezione soggettiva.
Le narrazioni che leggerete sono solo alcune delle visioni possibili, sono brevi inviti, spunti. Le composizioni che incontrerete parlano a prescindere da noi, l’atto di risignificare è un esercizio di ascolto, traduzione e poi di sintesi dei “saperi” personali e collettivi che vengono evocati.
Detto questo, le parole che leggerete o ascolterete non vengono già in partenza da una voce sola, sono il frutto di un incontro. Eravamo in 6, siamo diventat 7 e poi 10.
Abbiamo iniziato mettendo un tappeto sul pavimento della saletta di fianco al bar di SMS (Spazio di Mutuo Soccorso) e poi ci siamo chiest: chi siamo? Che cos’è l’arte? Abbiamo appoggiato a terra una ventina di foto di opere d’arte senza titoli, così li abbiamo immaginati:
Pranzo di emergenza, Creme de la creme, Non so come criticare il mio lavoro e lo faccio male, Fino al cielo, Esclus*, Naturalizzazione urbana, Sete, Squarcio, Lasciami stare, Fridays For Future non approverebbe, Smetto quando voglio!, Immagina, Confine immaginario, L’unica casa possibile, Negazione concreta, Il cenone di Natale, Oggi non esisto, Magari levito, Aspetta, non guardare!, Organizzazione precaria, Fortino, Cazzo guardi!, Riflesso della natura morta, Cerchia di amici un po’ troppo stretti, Illusione di ricchezza, Sogno, Questa casa è mia, Avvolgente, Stratificazione, I fiori di lana, Lupus in fabula, Grazie per la considerazione, Parliamone, Presente, Balletto, Ciò che dovrebbe esserci, Red carpet finito male, Il ruscello scava la montagna, Ricostruzione, Foto di famiglia, Tutti i miei traumi, La villa, I can breathe!
Abbiamo iniziato a cercare partendo dal cortile di SMS e poi raggiungendo i quartieri vicini. Nelle settimane successive i confini della ricerca si sono allargati toccando alcune periferie della zona ovest della città, passando da sud a nord. Le opere sono 10, alcune più distanti, altre a pochi passi tra loro. Le troverete lì dove le abbiamo lasciate, già mutate, già trasformate, pronte per essere scritte di nuovo.