Il progetto

PREFIGURARE LA CITTÀ

Linda Di Pietro, direttrice artistica di BASE Milano

In che misura una narrazione influisce sulla percezione? E in che modo modifica il nostro posizionamento, la nostra postura verso il mondo?

MAI+ colma questo spazio tra percezione e realtà, tra una pratica immaginativa individuale e quella che Bottici chiama “la produzione collettiva dell’immaginazione sociale”*, fino a riempire, svuotare, stravolgere il rapporto tra arte e spazio pubblico, dandogli una nuova interpretazione.

L’arte di F. De Isabella è per questo profondamente prefigurativa, anticipa un pensiero sul mondo, rende visibile il genius loci attraverso una rilettura dell’ambiente all’interno del quale si colloca l’opera senza modificare la realtà.

La potenza immaginativa di MAI+ risiede nella scelta di un dispositivo di narrazione, la didascalia museale: uno spazio minimo di intervento sul reale che accompagna lo sguardo di chi abita la città in un viaggio nuovo. 

Mi sono chiesta se per farlo sia necessario tornare al dispositivo tipico della narrazione museale portandolo fuori dal museo. Se le istituzioni museali hanno fallito, perché ne mutuiamo le pratiche?
O forse sono solo le narrazioni stantie che queste istituzioni rappresentano ad aver finito di informare il mondo al di là dei loro formati.

In un momento storico in cui il concetto di museo e la sua identità sono messi in grande discussione dai mutamenti sociali, le consapevolezze e le economie, nonché dai linguaggi dell’arte stessa, è essenziale sperimentare modelli alternativi nei quali l’immaginazione possa essere il motore principale.
Senza ignorare il ruolo e l’origine dell’istituzione museale, MAI+ si colloca in quella tradizione svincolandosi da quei modelli che risultano anacronistici rispetto alle complessità e porosità del linguaggio artistico  e dei processi di decolonizzazione del contemporaneo.

La scelta infine di lavorare con alcun ragazz del centro sociale Cantiere di Milano racchiude un desiderio di spostare l’attenzione dal centro alle periferie portando in scena lo sguardo, le parole e le metafore di chi quotidianamente lotta per scrivere la storia degli spazi della città.

La rigenerazione urbana per me è questo: la vita nuova, la possibilità che diamo ai luoghi di ricordarci che l’immaginazione collettiva è sempre motore di trasformazione. 

*C.Bottici, Imaginal Politics. Images beyond Imagination and the Imaginary, Columbia University Press, New York 2014